C’è un punto di intersezione dove gli eventi non solo si attraversano, ma si compiono. È lo scarto temporale in cui il pulviscolo della quotidianità, sedimentando, diventa storia.
Questa, di storia, racconta di quattro generazioni di Calitro, ed è iscritta nella silhouette di una bottiglia di Negroamaro, o di Primitivo. Di certo piacerebbe al colonnello Aureliano Buendia anche se non parla di militari né di rivoluzioni. Parla invece di terra, di vino, delle fragili architetture temporanee che illuminano le feste di paese. E certamente parla d’amore e di sangue. Non la tireremo per le lunghe. Ma per ascoltarla davvero bisogna mettersi seduti, prestare orecchio e magari sorseggiare lenti un bicchiere del nostro rosso, di modo che possa svelarsi fino in fondo.